Si chiama PUERPERIO e solo chi lo ha attraversato può dare la definizione esatta al periodo che segue il parto. Nessuno ci parla del dopo. Quando tutti pretendono dalla neomamma entusiasmo e felicità è qui che per noi inizia il periodo più difficile. Ai corsi preparto dovrebbero darci istruzioni sul puerperio. Eppure l’immagine standard non è quella della mamma sul divano con il suo cucciolo nella copertina di caldo cotone? Quella mamma serena che lo guarda con amore e il papà li abbraccia calorosamente?

NO! Questa è l’immagine sbagliata: quella che ci fa sentire inadeguate davanti a tanta difficoltà.

Ognuna di noi ha provato difficoltà e chissà in quante abbiamo versato lacrime e ci siamo sentite anche in colpa per quella debolezza. Non viene naturale: mamma si impara ad esserlo, quell’esserino lo si impara a conoscere con il tempo… non è sempre solo istinto… anzi all’inizio è solo tanta incertezza.

Ognuna di noi vive le inquietudini. Ognuna di noi desidera ripristinare il prima possibile il proprio aspetto e il proprio ruolo di compagna e di donna. Quello che dobbiamo però imprimerci in testa è: avere pazienza, darsi tempo.

Future mamme e neo-mamme non fate finta di niente. Chiedete aiuto. Non vergognatevi di avere paura. Dovete esprimere e non reprimere perché il nostro benessere deve essere la priorità.
Il nostro benessere è ciò che serve per dare solidità alla nostra nuova Famiglia.

Un tema molto delicato quello del puerperio. Per questo ho deciso di invitare nel mio spazio al naturale una donna, neo mamma, una professionista vicino alle donne e alle famiglie.

RISPONDE La Dott.ssa Alessandra di Fazio

Psicologa e Psicoterapeuta sistemico relazionale e familiare, esperta in Psicologia Perinatale

www.psicologiafondi.com
Ig: @unapsicologadaleggere

Perché i primi mesi dopo il parto sono così delicati e spesso difficili?

Il Puerperio, o post parto, è quel periodo che inizia dopo l’espulsione della placenta e termina, convenzionalmente, 6-8 settimane dopo. In questo periodo, i cambiamenti fisici ed emotivi che vivono le neomamme sono diversi. E’ un momento delicato, ma anche difficile. La mamma inizia a conoscere e a prendersi cura di suo figlio, con tutte le domande e le perplessità che questa esperienza porta con sé.

La mamma e il suo bambino hanno condiviso un proprio mondo interno ed ora si stanno conoscendo al di fuori: un mondo differente dove intervengono anche le altre relazioni. Quando si presentano “le regole da rispettare in nome di comportamenti cosiddetti normali”, diventa difficile poter esprimere i propri vissuti, come ad esempio l’emozione di sentirsi vulnerabili e confuse in una fase tanto complessa della propria vita.

Pensiamo quindi ad una neo mamma, che potrebbe ritrovarsi a provare emozioni ambivalenti, difficili da condividere in una società che molto spesso prescrive il modo in cui andrebbero vissuti certi eventi. Una donna che si trova inevitabilmente a fronteggiare alcune emozioni delicate come la paura, la tristezza, la confusione, la rabbia e che si sta preparando ad acquisire un nuovo ruolo proprio attraverso l’esperienza dell’essere madre.

È del tutto naturale che in queste settimane iniziali una donna manifesti frequenti sbalzi d’umore, crisi di pianto ed episodi di intensa stanchezza mentale. Inoltre, questi momenti sono accompagnati anche da ansia, dubbi e preoccupazioni che possono riguardare la salute del bambino e la sua sopravvivenza. ii bambino non è più al sicuro dentro la sua pancia ma fuori in un mondo percepito come pericoloso rispetto al proprio corpo caldo e accogliente

Generalmente questi sentimenti ambivalenti che alcune donne vivono vengono accettati con molta difficoltà, non solo dalla madre stessa ma anche dal contesto sociale e culturale di appartenenza, che spesso risponde allo stereotipo secondo cui “la maternità è un evento esclusivamente felice e sereno”.

Per tutti questi motivi è importante che la donna in questi primi mesi di maternità possa sentirsi libera di esprimere tutti i sentimenti che prova, saperli riconoscere, accoglierli ed elaborarli in un ambiente non giudicante ma che sappia ascoltarla e coccolarla.

Ho vissuto le prime 10 settimana di gravidanza tra paure e ansie. Ho vissuto i primi due mesi di Tea con le stesse difficoltà, c’è un parallelismo?

Si parla di Endogestazione ed Esogestazione? Con il termine endogestazione si indicano i 9 mesi di vita del bambino dentro la pancia della mamma ai quali si sommano altri 9 mesi della vita del bambino dopo la nascita, periodo chiamato di esogestazione, in cui si ripercorrono le stesse fasi emotive della gravidanza. In particolare il primo trimestre viene definito dell’adattamento: è arrivata una notizia che cambierà per sempre la vita della coppia e insieme alla notizia giungono anche le prime emozioni contrastanti. Ambivalenza, cambiamento e adattamento sono le parole che descrivono queste prime settimane di gestazione.

Questo primo trimestre è caratterizzato da un conflitto interno: la futura mamma ancora non percepisce la presenza del bambino dentro di sè, il suo cuore non ha ancora avuto il tempo e il modo di accogliere la presenza del bambino nell’utero, e la paura di perderlo è molto elevata quindi attiva una difesa, in un certo senso non si affeziona ancora all’idea che sta per diventare madre. “Ma davvero ho un bambino dentro di me?” Si chiede la mamma. Sente che è troppo presto per comprare qualcosa per lui o per lei…Alcune future mamme infatti aspettano la fine del terzo mese, quando il pericolo di perdere il bambino diminuisce, per comunicarlo ad amici e parenti.

Tutto questo in un certo senso si riattiva nei primi tre mesi di Esogestaizone ( la gravidanza al di fuori dell’ utero): il bambino dorme molto per adattarsi a questa nuova vita, la diade ancora non si conosce bene, non hanno ancora avuto il tempo di creare il loro legame di attaccamento. Durante le prime settimane, la mamma si attiva ad ogni pianto del bambino e si chiede spesso “Ma questo è davvero il mio bambino?”. Possono, quindi, riattivarsi le paure legate alla perdita: molte donne raccontano di osservare i loro bambini dormire per assicurarsi che respirino, spesso la mamma ha paura di dare in braccio il proprio bambino a qualcun altro per paura di perderlo, proprio come nei primi tre mesi di gravidanza quando per quella stessa paura non comunicava ancora agli altri di essere incinta.

Il momento del travaglio e del parto possono incidere sul post partum?

Il post-parto, come abbiamo già accennato, è il momento della vita in cui le donne sono più a rischio di sviluppare difficoltà emotive e in alcuni casi, un disagio psichico, proprio perché è una fase di estrema ricettività e ristrutturazione psichica. Tutto può colpire la neomamma, anche il più piccolo commento, poiché ogni parola, ogni sguardo ed ogni comportamento nei suoi riguardi è letto e assimilato come conferma o disconferma della sua adeguatezza/inadeguatezza nel suo nuovo ruolo di madre. Un parto in cui mamma e bambino hanno avuto difficoltà può andare a toccare alcuni nuclei profondi di sofferenza: vissuti di colpa, incapacità, perdita di controllo, pericolo, vergogna.

La paura per la salute del proprio figlio può portare con sé un’iperattivazione, una rabbia, un dolore che potrebbero essere rivolte da qualche parte: contro il proprio bambino, o contro di sé o verso il partner. E’ bene ricordare che molti dei sintomi di tristezza e paura che provano le donne dopo il parto sono del tutto naturali e solo una piccola parte sviluppa in seguito una depressione post-parto che non va confusa con i tipici stravolgimenti dell’umore che avvengono dopo il parto. È importante non ricorrere all’autodiagnosi e non aver paura di confidarsi con il partner, e aiuto ai propri medici di riferimento.

Come può una donna vivere questo delicato periodo nel migliore dei modi?

Le tante sfaccettature della gravidanza ci portano a riflettere sul fatto che questa fase non è sempre il periodo roseo che tutti vorremmo. A volte i momenti bui possono prendere il sopravvento. Affinché questo possa davvero essere un periodo positivo risulta fondamentale porre le condizioni per una gestazione consapevole e condivisa nella coppia. “L’attesa consapevole, infatti, fa crescere il grembo psichico in concomitanza a quello biologico, ossia fa crescere la capacità di essere mamma”. Come??? Approfondendo la propria preparazione al parto/nascita usufruendo degli strumenti messi a disposizione dall’Educazione Perinatale (i Corsi di Accompagnamento alla nascita, le Consulenze, gli eventi, anche online, ecc.)
– Prendendo le decisioni connesse a dove, come e con chi partorire.
Informarsi, informarsi, informarsi!
Scrivere un Piano del Parto ed essere consapevoli dei diritti della madre, del padre e del nascituro
– Esercitare rilassamento quotidiano, così come alla ritualità della comunicazione psicotattile e vocale con il bambino.

“E’ proprio grazie alla prevenzione e all’intervento precoce che si pongono le basi per una relazione sana con il proprio bambino e quindi una crescita il più possibile serena”.

Nel post parto invece una fonte di sostegno che consiglio sono i gruppi post-parto e di sostegno all’allattamento presenti in diversi consultori. Questi spazi consentono, oltre al sostegno immediato, anche l’accesso ad altri servizi socio-sanitari, laddove sia necessario ed utile un intervento più specifico, che si adatti ai bisogni di ciascuna famiglia.

Quando rivolgersi ad una psicologa? Perché sono utili i percorsi di coppia? Meglio farli prima della gravidanza o dopo?

Il sostegno psicologico durante la gravidanza svolge la funzione di accompagnare la futura mamma, e i futuri papà, nel percorso di una elaborazione ed accettazione di tutti i cambiamenti che questo passaggio richiede. Nei futuri mamma e papà inizia ad instaurarsi il pensiero di sé e dell’altro nel ruolo di genitore e di come cambierà la relazione di coppia con l’arrivo del neonato. In questo momento “rileggere” le rispettive storie di figli può aiutare la coppia a ripercorrere il proprio rapporto con le rispettive figure di accudimento. In questo modo si rievocano emozioni, vissuti, timori e paure.

Clinicamente il supporto psicologico prima del parto ha un grande valore in termini di prevenzione e consiste nel saper individuare problematiche psicologiche, emotive ed affettive differenti. Il sostegno psicologico offre ai futuri genitori e ai neo genitori

  • uno spazio di pensiero
  • la condivisione di emozioni e vissuti
  • il riconoscimento di strategie di gestione adeguate, con l’obiettivo di accompagnare la coppia in quello che possiamo definire il viaggio più emozionante della loro vita.

CONCLUSIONI

Si è spesso inconsapevoli del grande travaglio emotivo che segue il travaglio fisico della nascita. Sì perché come il bambino deve passare per il buio del canale del parto anche alla madre spetta un medesimo percorso. Per ogni nuova vita che nasce in effetti ne nascono due. Quella del bambino e anche quella di una donna che cambia: non solo nell’aspetto fisico ma soprattutto nella sua identità

Spero che il mio articolo ti sia piaciuto e ti consiglio di seguire Alessandra anche nei suoi canali social. Sempre attenta, scrupolosa e vicina alle donne e alle mamme

Se vuoi raccontarci la tua esperienza lascia pure un messaggio e ci vediamo presto!